Nella clinica terapeutica si incontrano sempre più genitori che si interrogano sul perché i propri figli, cui “non manca nulla”, presentano difficoltà relazionali, isolamento, ritardi o rinunce nei percorsi universitari, e manifestano segnali di disagio psicosomatico, talvolta grave. Sul piano razionale è vero che non manca nulla, anzi. Per comprendere cosa accade e soprattutto trovare soluzioni bisogna andare a fondo delle dinamiche intrapersonali e interpersonali.
Spesso i giovani in ritardo/isolati vivono con idee/sentimenti errati riguardo la percezione della realtà e di se stessi. Tendono a manifestare, nei pochi momenti di apertura al dialogo, convinzioni radicate di incapacità e fobia sociale. Il riconoscimento esterno di intelligenza e normali strumenti cognitivi, non serve a rimuovere lo stallo energetico che porta alla mancata realizzazione personale. In questi casi la vita è governata da sentimenti profondi e credenze psicologiche inconsce errate che imprigionano il quotidiano. Il sentimento di colpa e la vergogna di deludere le aspettative chiudono il cerchio, alimentando pericolose derive depressive. Per avere una giusta chiave di lettura occorre dunque andare oltre il razionale, oltre l’evidenza reale e comprendere le radici profonde del disagio.
In tali casi le convinzioni patogene inconsce sono il risultato di esperienze primarie cui corrisponde un danno che è visibile solo in età adolescenziale o adulta, ma risulta essere collegato al sistema pedagogico e ai codici affettivi delle prime esperienze di vita. Infatti il neonato forma la sua mente, il suo sistema di pensiero, di risposte affettive e somatiche in funzione delle esperienze di adattamento nel suo primo ambiente di vita (mamma, papà, fratelli, cultura).
La mente del bambino si forma dunque grazie alle interazioni. Nel bisogno fisiologico di sintonia psicologica egli è inconsapevolmente esposto all’obbligo di dovere assimilare il funzionamento mentale dei genitori riguardo le relazioni, le emozioni, il pensiero, il modo di vivere gli eventi della vita. Nella ricerca della migliore sintonia il bambino sicuramente adotterà una modalità di comportamento che gli consente di soddisfare le aspettative dei genitori e formerà una idea di normalità sulle modalità comunicative genitori-bambino. Anche se queste prevedono esagerazioni.
Una di queste coinvolge la percezione di adeguatezza, che potrà caratterizzare il funzionamento della personalità, riguarda il rapporto con la critica e la conseguente paura del giudizio. Il peso della critica genitoriale può essere sperimentato e vissuto verso due polarità opposte che paradossalmente possono produrre credenze patogene simili.
Se i genitori di un bambino lo criticano costantemente per i suoi errori, benché possa rifiutare o valutare come ingiuste tali critiche, tenderà comunque a stabilire una valutazione non-consapevole di sé come di poco valore.
Viceversa se i genitori tendono a non evidenziare gli errori associati a responsabilità evolutive, il bambino tenderà a non maturare adeguatamente il senso di responsabilità necessario per risolvere i suoi compiti evolutivi. Il danno, spesso, risulta visibile in età adolescenziale, quando il giovane dovrà affrontare attività che oramai vanno oltre l’ambito domestico. La modalità iperprotettiva genitoriale porterà a danni caratterizzati da profondo senso di inadeguatezza, preoccupazioni eccessive, mancanza di capacità di adattamento, ansia e fobia sociale, paure inconsce di fallimento, bassa autostima, sensi di colpa e vergogna.
Cosa fare? In entrambi i casi è necessario un percorso di psicoterapia per smantellare i meccanismi adattativi inconsci che quotidianamente governano la vita di giovani adulti. Si sa che l’inconscio dinamico tende a rimanere attivo in tutte le relazioni sociali future e il ruolo dell’intervento clinico psicologico è di aiutare quindi la regolazione di stati affettivi inconsci e convinzioni errate.
Analogamente per i genitori un percorso di parent training aiuta la consapevolizzazione di modalità pedagogiche che, seppure involontarie, mantengono inalterato il corto circuito tra intenzioni e risultato.