Infanzia, adolescenza e disagio psicologico
Disagio psicologico nell’infanzia
Per un bambino crescere non sempre corrisponde a felicità. Il disagio o malessere psicologico può colpire anche i più piccoli. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità il ‘disagio infantile’ è in aumento: oggi un bambino su 5 soffre di psicopatologie.
I momenti difficili della vita di un adulto, come i litigi, gli episodi di violenza, o un lutto, possono ripercuotersi sulla tranquillità dei piccoli che difficilmente riescono a metabolizzare certe situazioni di cui spesso sono solo degli spettatori involontari. Anche episodi traumatici che non implicano direttamente i genitori o il nucleo familiare possono essere fonte di disagio.
Ed ecco che dietro un mal di pancia, mal di testa, cattivo rapporto con il cibo, difficoltà di apprendimento, scatti di aggressività, mutismo, ansie eccessive, o altri comportamenti problematici a volte si possono nascondere delle richieste di aiuto, che, se non comprese, possono alterare lo sviluppo sociale, affettivo e mentale del bambino, influenzando l’adulto che diventerà.
In questi casi, è fondamentale l’aiuto di uno specialista, che, grazie all’utilizzo di particolari tecniche quali il disegno, il gioco, il corpo riesce ad entrare nel “mondo” del bambino. Attraverso una comunicazione terapeutica positiva e priva di traumi, dopo aver accertato i motivi del malessere, si promuove un cambiamento positivo. Nell’approcciare il disagio infantile si definisce la necessita di un valido supporto anche per il genitore che vuole imparare a comprendere i segnali d’aiuto lanciati dal figlio, aiutandolo a migliorare la propria capacità comunicativa.
Dopo una consulenza di osservazione è possibile determinare la scelta della terapia consigliata per la cura del disagio infantile.
Disagio psicologico nell’adolescenza
L’adolescenza è una fase di passaggio tra “il non più e il non ancora” (Erik Erikson). Condizione unica nell’arco della vita per l’importanza delle “sponde” del fiume.
Il fatto di non appartenere più al mondo dell’infanzia e non ancora al mondo degli adulti è alla base della crisi di passaggio. Strappi, crisi di rottura tipiche dell’attraversare questo stadio evolutivo, che determinano un vero e proprio sconvolgimento: del corpo, della comunicazione e delle relazioni.
Si tratta di una modificazione che non riguarda solo il giovane: tutta la famiglia è direttamente coinvolta.
Attraversare l’adolescenza è fondamentale per approdare a una modalità adulta di porsi e di essere. L’adolescente è come l’acrobata che lascia il trapezio per fare un salto verso un nuovo trapezio. Tale salto avviene in sicurezza se la rete relazionale (famiglia e amici) lo sostiene, ma anche la sua rete di pensieri ed emozioni deve essere pronta a elaborare questa fase di passaggio.
Che cosa accade se ciò non avviene? Quando il giovane non si sente sostenuto da una di queste due reti (quella esterna, cioè le relazioni con gli altri, e quella interna, cioè le proprie capacità di affrontare ciò che sta vivendo), vi può essere una caduta. Talvolta anche la sola paura di cadere è fonte di disagio, con conseguente crisi individuale e familiare.
Esempi di queste “cadute” possono tradursi in condizioni sintomatiche:
- ansia
- depressione
- gesti autolesionistici
- disturbi dell’alimentazione
- fobie sociali
- difficoltà ad andare a scuola
- episodi di bullismo
- disagio nelle relazioni con i coetanei
- disagio rispetto al proprio corpo
- rabbia e aggressività
- sofferenze sentimentali
- isolamento rispetto al gruppo dei coetanei
In questi casi chiedere aiuto è il primo passo per rialzarsi.